Incursioni by Salvatore Settis

Incursioni by Salvatore Settis

autore:Salvatore Settis [Settis, Salvatore]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2020-12-01T16:00:00+00:00


9. Giuseppe Penone, Barra d’aria, 1969, vetro. Napoli, Collezione Maurizio Morra Greco.

La scultura di Penone, intesa come divieto della raffigurazione e creatività innata e spontanea della materia, è un nuovo inizio fondato su tre ingredienti complementari, l’azione artistica (il lavoro), il materiale e la forma; ma non meno importante è la quarta dimensione, quella del tempo. «To dig into the tree is to undo the work of time,» ha scritto Tim Ingold.46 Se ascoltiamo la voce dello stesso artista, dopo aver lavorato

con un orario da operaio in un’ex segheria […] a ricavare da una trave la forma di un albero che vi è fossilizzata dentro ancora [Fig. 2] […], questo processo a me sarà costato circa un mese e per chi vedrà il lavoro finito costerà l’attimo della percezione visiva, ma in realtà è stato in origine lunghissimo. Perciò io considero in un certo senso il mio lavoro come una sequenza filmica, girata all’incontrario e fortemente accelerata.47

Rifare alla rovescia il lavoro del tempo vuol dire comprimerne la durata, plasmando il tempo come fosse cera. La lentissima crescita dell’albero si capovolge e si condensa nello “scavo” che ne recupera la forma all’interno di una trave; ma anche il paziente lavoro operaio dell’artista si capovolge e si concentra nello sguardo istantaneo del pubblico. Un istante, il nostro, contiene simultaneamente il lungo lavoro dell’artista e la lunghissima vita dell’albero.

Il richiamo all’arte del passato, dove c’è, risente di questa compressione del tempo, che per tal via diventa esso stesso ingrediente o materia della scultura di Penone. Per esempio, Bernini: se davvero la mano di Penone sull’albero conserva traccia della mano di Plutone sul corpo di Proserpina, questa inattesa eco barocca rende ancor più evidente la radicalità del nesso fra tempo e materia nell’opera dello scultore piemontese. La mano dell’artista fermata per sempre nel bronzo e catturata dal tronco che continua a crescere indica la strada per comprendere il senso, anzi la sfida, dell’uso dei materiali nel suo lavoro. Il continuo interscambio di qualità fisiche e formali della materia, nella pluralità dei materiali usati e nel loro rispecchiarsi (i suoi alberi di bronzo implicano anzi esaltano il legno dei loro modelli), consacra la temporalità naturale col solo metterla in scena; ma al tempo stesso la arresta e la comprime. Scolpendo il tempo, l’artista innesta e sostituisce la propria arbitraria temporalità performativa a quella, inesorabile e lenta, della natura.

L’Albero delle vocali alle Tuileries (1999-2000) [Fig. 10] è una grande quercia abbattuta, che pur nella perfezione di un giardino alla francese resiste in mezzo al verde. Resisterà a lungo, perché è di bronzo: non è dunque un albero che racconti la propria storia, ma la possente scultura di un albero, raffigurato 1:1 mediante il calco, anche se con l’aggiunta delle cinque vocali che si nascondono e si rivelano fra le contorsioni delle radici. Divelto in apparenza dal suolo come per il passaggio di un uragano, l’albero-non-albero esibisce in un sol colpo una perfetta naturalità (il calco della corteccia) e una palese artificialità (le vocali). Che cosa ci



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